I deputati kenioti hanno ceduto alle pressioni dell’opinione pubblica e hanno rinunciato all’aumento dei loro salari. Diecimila dollari, questo avevano chiesto. Un incremento di 3700 dollari in un Paese dove la paga di un operaio non supera i 150 dollari al mese. Ad Africa Expess risulta che a protestare sono stati anche alcuni ambasciatori occidentali. Hanno fatto sapere al governo che una decisione favorevole all’aumento dei salari dei parlamentari – giudicati già troppo alti – avrebbe avuto conseguenze sui fondi versati per gli aiuti allo sviluppo.
“Noi gli diamo i soldi e loro li usano per aumentarsi gli stipendi. No, no, così non va”, ha commentato al Africa Express un diplomatico che preferisce non venga rivelato il suo nome.
Nei giorni scorsi decine di dimostranti erano scesi in piazza a Nairobi per protestare contro la richiesta di aumento finora bloccata delle Commissioni SRC (Salaries and Remuneration Commission) e PSC (Parliamentary Service Commission). I manifestanti avevano innalzato cartelli ingiuriosi e assai critici, paragonando i legislatori a dei maiali. I deputati, testardi avevano sfidato anche il parere contrario del presidente Uhuru Kenyatta, che per altro ha visto il suo salario decurtato (è passato da 340 mila a 185 mila dollari.
L’aumento non è passato, comunque i 416 deputi hanno spuntato un buono di quasi 60 mila dollari per comprare un’auto, una guardia del corpo, il passaporto diplomatico, e l’accesso alle lounge VIP degli aeroporti, buoni benzina, più altri benefici minori.
“Il Kenya è un Paese povero – ha sottolineato a Africa Express un altro diplomatico – ma i suoi deputati sono tra i più pagati al mondo e guadagnano più di quelli di un Paese ricco come la Francia. E non si sono vergognati di chiedere un aumento!
Quando in nuovo presidente Uhuru Kenyatta ha inaugurato il parlamento appena eletto a metà aprile aveva dichiarato che era sua intenzione tagliare le remunerazioni dei deputati, sottolineando che i salari pagati dallo stato raggiungono il 12 per cento del prodotto interno lordo, contro un massimo del 7 per cento accettato dalle regole internazionali. Aveva poi aggiunto che il 50 per cento delle tasse raccolte è utilizzata per pagare i salari governativi. Aveva infine ammonito l’assemblea: “Fate leggi che sviluppino l’economia invece di occuparvi di aumentare i vostri salari”.
Massimo A. Alberizzi
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